L’anno scorso sono state recuperate 46mila tonnellate di alimenti, un risultato importante a fronte del dramma della povertà alimentare che secondo le rilevazioni Istat, colpisce in Italia 5,6 milioni di persone, un milione in più a causa della crisi dovuta alla pandemia. Lo rende noto il Banco Alimentare in occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, celebrata il 5 febbraio scorso.
La rete di 21 organizzazioni da oltre trent’anni ridistribuisce gratuitamente le eccedenze recuperate da tutta la filiera dell’ortofrutta, dell’industria agro-alimentare, della grande distribuzione e della ristorazione a oltre 7.500 strutture caritative convenzionate – tra mense per i poveri, comunità per i minori, banchi di solidarietà, centri d’accoglienza – che sostengono ogni giorno 1,7 milioni di persone bisognose.
Il settore in cui i recuperi da parte del Banco Alimentare sono maggiormente cresciuti, si conferma anche nel 2021 quello della grande distribuzione organizzata, dove si è passati da circa 5mila tonnellate nel 2016 a oltre 12mila nel 2021, grazie all’aumento di punti vendita virtuosi.
“Giornate come questa servono per riflettere su un utilizzo più consapevole e sostenibile delle risorse disponibili, in primis il cibo – ha spiegato il presidente della Fondazione Banco Alimentare onlus, Giovanni Bruno – ma l’attenzione allo spreco alimentare deve essere mantenuta alta tutto l’anno. L’Italia è stato il primo paese al mondo a dotarsi di una legge che presenta un approccio strategico al problema dello spreco alimentare, la Legge 166 del 2016 detta Legge Gadda: ha certamente favorito la diffusione di una cultura del recupero, in una logica di economia circolare, perché sempre più cittadini dimostrano di essere sensibili a questi aspetti. Ci auguriamo però che i comportamenti dei singoli, ancora in buona parte responsabili dello spreco attuale, siano rivolti tutti i giorni a limitare la quantità di cibo buttata nella spazzatura e che le aziende alimentari continuino a donare le eccedenze, fisiologiche in un processo di produzione, ma sostegno prezioso per tante persone in stato di bisogno”.
Il recupero delle eccedenze alimentari contribuisce a sostenere le strutture caritative che aiutano chi è in difficoltà ma ha anche un impatto concreto sulla sostenibilità ambientale: 54mila tonnellate è la cifra del risparmio di CO2 ottenuto grazie all’attività di Banco Alimentare nel 2021.
Prevenire lo spreco
“Per prevenire lo spreco alimentare – afferma Confagricoltura – serve però l`impegno di tutti. Dai dati emersi dallo studio condotto dell`Osservatorio Waste Watcher International in collaborazione con l`Università di Bologna e IPSOS sul “Caso Italia” si registra che, nel 2021, nel nostro Paese si sono sprecati circa 27 kg di cibo a persona. Sebbene l`andamento sia in calo rispetto all`anno precedente, allarmano i dati sulle quantità (3.624.973 tonnellate nel 2021) e sui costi (circa 10 mld di euro) del cibo sprecato nel corso dell`anno passato.
L`iniziativa dell`Osservatorio Waste Watcher International, con il quale Confagricoltura ha avuto modo di collaborare nel quadro delle attività del Coordinamento Agrinsieme, accende i riflettori su una delle piaghe del nostro tempo e impone una reazione concreta.
“Le imprese agricole del nostro Paese – afferma Confagricoltura – possono svolgere un ruolo fondamentale nella lotta agli sprechi alimentari e nella prevenzione. L`agricoltura non spreca in quanto, per natura, fa propri concetti come il recupero, il riutilizzo e la creazione di sistemi diffusi di economia circolare. Anche in fatto di prevenzione, è fondamentale che i virtuosismi produttivi dei nostri agricoltori siano conosciuti e spiegati ai consumatori e alle giovani generazioni.
Confagricoltura, anche attraverso le proprie imprese, è in prima fila nella lotta agli sprechi alimentari affermando da sempre l`importanza di un`educazione alimentare che promuova stili di vita e consumi alimentari più sani e consapevoli. A ciò, si aggiunge la creazione di un modello che minimizzi gli sprechi nel corso dei processi di produzione, trasformazione e distribuzione.
In questa operazione di educazione al consumo – conclude Confagricoltura – è necessaria la collaborazione e il dialogo tra le filiere direttamente impegnate nel processo produttivo, le organizzazioni di rappresentanza, le istituzioni, ma anche le scuole, le università, il mondo della ricerca e il terzo set.” (Fonte AskaNews)
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