L’ambasciatore sloveno visita le cantine di Palazzo Tilli nel Giorno della Memoria

La visita dell’ambasciatore della Repubblica di Slovenia S. E. Tomaz Kunstelj alle cantine di Palazzo Tilli, che furono, dal 1940 al 1944, le sedi numero 2 e 3 del campo di internamento fascista, è stata uno dei momenti più toccanti del Giorno della Memoria, celebrato ieri a Casoli (Chieti).  L’ambasciatore ha deposto un fiore ai piedi del lungo elenco dei nomi degli uomini che vi furono internati e poi si è soffermato davanti all’installazione realizzata per ricordare le condizioni in cui vissero i prigionieri: una piccola branda, una valigia, qualche abito e una lanterna sistemati in un ambiente che, a quei tempi, era umido, buio e malsano.

Antonella Allegrino a sx con l’ambasciatore sloveno e il sindaco Tiberini nelle cantine di Palazzo Tilli

“Nel campo di Casoli vennero internati ebrei stranieri, per lo più provenienti dall’Europa dell’Est, ed “ex jugoslavi”, prevalentemente croati e sloveni – ricorda Antonella Allegrino, proprietaria di Palazzo Tilli – L’ambasciatore è rimasto molto colpito dalla ricostruzione del luogo  in cui furono costrette a vivere persone private della libertà, allontanate dagli affetti familiari e discriminate a causa dell’odio razziale. Ha espresso gratitudine per aver avuto la possibilità di commemorare i suoi connazionali e ha sottolineato che la memoria non è solo uno strumento che ci aiuta a conoscere la storia, ma una consolazione per tutti coloro i cui cari hanno dovuto trascorrere ingiustamente in questi luoghi parte della propria vita”

La mattinata dedicata al Giorno della Memoria è stata ricca di testimonianze e interventi di storici e familiari degli internati.  Nell’occasione è stato inaugurato il monumento dedicato alla memoria dei reclusi nel campo fascista e sono stati illustrati progetti realizzati dagli studenti degli istituti scolastici del territorio. Tutti gli intervenuti hanno apprezzato l’opera di ricostruzione che  si sta compiendo a Casoli grazie anche alla spinta del lavoro di ricerca attuato dallo storico Giuseppe Lorentini, autore del libro “L’ozio coatto” in cui si ripercorre la storia del campo di internamento fascista. Casoli.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*