Venezuela, Di Fabio è in Italia. Arrestato nel 2014 è nel partito di Guaidò

L’abruzzese Giuseppe Di Fabio – leader all’isola di Margarita (Venezuela) del partito di opposizione Voluntad Popular del presidente ad hinterim e del parlamento Juan Guaidò – è finalmente riuscito a venire in Italia, via Miami (Stati Uniti) con moglie Mariuska Nuñez e le due figlie Isabel e Brianna, di sei e quattro anni (nell’ultima foto in fondo a sinistra). Arrestato nel 2014, non avrebbe potuto lasciare il Venezuela dove ha tuttora l’obbligo di firma, che da settimanale è diventato mensile. Rischia pertanto che la magistratura del Paese sudamericano emetta nei suoi confronti un mandato di cattura internazionale. Anche se dal Venezuela è uscito regolarmente: misteri di un Paese che è nel caos più totale. Se Caracas dovesse spiccare la richiesta di arresto a Roma è difficile che l’Italia lo eseguirà perché Giuseppe – che oggi vive a Pescara – potrebbe chiedere e ottenere la status di rifugiato politico. 

Di Fabio (nella foto qui sotto a destra durante un suo comizio) è, infatti, anche cittadino italiano e ciò lo aiutò molto quando fu arrestato per motivi meramente politici: Fu proprio il nostro giornale a denunciare in Italia il caso del giovane politico originario di Corvara (Pescara) da dove il padre Sabatino è emigrato nel 1952, come tanti italiani dopo la guerra, per fare l’industriale nel settore edile. Il quotidiano di Caracas “La Voce d’Italia” (fondato e diretto da abruzzesi) non specificò che Di Fabio è abruzzese; lo scoprimmo noi grazie a una segnalazione che ci giunse dal Venezuela e fu facile avere la conferma perché Giuseppe era ed è su Facebook e Rosalia, sua sorella maggiore (figlia del primo matrimonio), vive in Abruzzo ed è anche ex moglie dell’ex sindaco di Castiglione a Casauria (Pescara) Gianmarco Marsili. Fabio è l’unico maschio del secondo matrimonio di Sabatino che ha visto morire ben due figli maschi, uno del primo scomparso a 19 anni e l’altro dalla seconda moglie Neudis Martinez, morto neonato, che si chiamavano entrambi Sabatino come il padre. 

Anche gli altri giornali diedero poi la notizia in Abruzzo dell’arresto dell’allora consigliere comunale di Margarita e due parlamentari abruzzesi dell’epoca, Antonio Razzi al Senato e Vittoria D’Incecco alla Camera (nella foto a fianco, è la prima a sinistra seguita da Rosalia Di Fabio e l’italo-venezuelano Ricardo Chiavaroli, all’epoca consigliere regionale e del Cram abruzzese) fecero interrogazioni all’allora ministro degli Esteri Emma Bonino, da cui scaturì la liberazione anticipata, rispetto agli altri arrestati, di Di Fabio, in quanto cittadino italiano. Giuseppe è tuttora l’unico abruzzese noto alle cronache arrestato per motivi politici in Venezuela.

“Poi furono liberati anche gli altri sette e siamo tutti scappati all’estero”, ci rivela il giovane amico e compagno di Guaidò e Leopoldo Lopez, il vero leader del partito socialdemocratico di opposizione al regime chavista di Nicolas Maduro“Lopez è ancora oggi rifugiato nell’Ambasciata spagnola a Caracas ci conferma Di Fabio (nella foto a destra è col Papà e le sorelle Sabandy e Bice). Il leader nazionale di Voluntad Popular si è fatto anni di duro carcere per qualche comizio nei quali ha detto a Maduro quello che pensava di lui e del suo regime. Lopez, poi, dagli arresti domiciliari è riuscito a entrare nell’Ambasciata mentre è scappata in Spagna sua moglie Lilian Tintori (italo-venezuelana, nella foto d’apertura è al centro fra Di Fabio e il miltante David Corzo, anche lui nel gruppo di arrestati a Margarita nel 2014).

La persecuzione politica del regime verso Di Fabio, Lopez o Antonio Ldezma, ex sindaco di Caracas fuggito in Spagna via Colombia (anche lui di origini italiane) è maggiore perché sono proprio i leader dei partiti aderenti all’Internazionale socialista ad attaccare nelle piazze e sui media il regime chavista del Partito socialista unitaria (Psuv). Le critiche da destra Maduro le bolla come “fasciste” ma quelle che vengono dalla sinistra democratica fanno più male. E Fabio non è stato da meno: dopo un poì di mesi di silenzio forzato (ci scrisse che non poteva chattare nemmeno via Facebook) ha ripreso ad attaccare i chavisti anche dopo la liberazione: clamorosa è stata una sua intervista radiofonica. E anche dall’Italia vuol proseguire la battaglia per contribuire a rovesciare il chavismo e far tornate la democrazia in Venezuela. Nei prossimi giorni verrà ricevuto dal sindaco di Pescara Carlo Masci, sensibile alla causa venezuelana perché pure lui figlio di emigrato nel Paese sudamericano.

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