Nuovi scenari nella lotta alla malattia di Alzheimer. La Food and Drug Administration (FDA) USA ha approvato un farmaco messo a punto dall’Azienda Farmaceutica Biogen che si rivolge in modo specifico al processo degenerativo della malattia e non si limita soltanto ad “aggredire” i sintomi della demenza.
Dopo decenni di ricerca scientifica, questo è il primo trattamento che sembra essere in grado di rallentare il declino cognitivo: un importante passo avanti che conferma l’importanza della ricerca, come sottolinea Airalzh Onlus (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer) dal 2014 – anno della sua fondazione – promuove a livello nazionale la ricerca medico-scientifica sulla malattia di Alzheimer ed altre forme di demenza, in particolare quella rivolta alla diagnosi precoce.
Spiega Alessandro Padovani, socio fondatore e membro del Consiglio Direttivo di Airalzh oltre che Direttore della Clinica di Neurologia presso gli Spedali Civili di Brescia: “Non c’è dubbio che i risultati che diversi trial clinic stanno ottenendo e che hanno convinto alcune agenzie ad autorizzare l’approvazione per questi farmaci in grado di contrastare in parte la malattia di Alzheimer, chiedono ad alta voce non solo diagnosi precise, diagnosi corrette ma soprattutto diagnosi precoci. Abbiamo bisogno veramente di aumentare gli investimenti di credere nella possibilità di curare questa malattia e c’è evidentemente un nesso tra la cura della malattia e la identificazione della malattia nelle fasi precoci, ai primi segnali. Occorre che tutta la medicina – dalla medicina di base alla medicina specialistica – sia impegnata in questo. Ma non basta: occorrono investimenti per la ricerca che sono fondamentale se vogliamo davvero trovare una terapia per la malattia di Alzheimer”.
La Giornata mondiale
In occasione della XXVIII Giornata Mondiale Alzheimer, celebrata il 21 settembre 2021in tutto il mondo, la Federazione Alzheimer Italia, rappresentante per il nostro paese di ADI – Alzheimer’s Disease International – ha presentato il nuovo Rapporto Mondiale Alzheimer 2021 dal titolo “Viaggio attraverso la diagnosi di demenza” in cui si parla della difficoltà di accesso alla diagnosi per le persone con demenza: il 75% dei 55 milioni di casi nel mondo non ha infatti una diagnosi ufficiale, cifra che nei paesi a basso-medio reddito raggiunge anche il 90%. Secondo il Rapporto, ogni 3 secondi si verifica un nuovo caso di demenza da qualche parte nel mondo. E se attualmente si stima che oltre 55 milioni di persone convivano con la demenza, il numero è destinato a salire a 139 milioni entro il 2050, con i maggiori aumenti nei paesi a basso e medio reddito. Già il 60% delle persone con demenza vive in paesi a basso e medio reddito, ma entro il 2050 questa cifra salirà al 71%.
Per comprendere meglio le ragioni di questi numeri, ADI ha lanciato un questionario online a cui hanno aderito oltre 3.500 persone con demenza, caregiver e personale medico: le risposte sono state raccolte dalla McGill University di Montreal che ha analizzato nel dettaglio quali sono i principali ostacoli che impediscono alle persone con demenza di ricevere una corretta diagnosi. Al primo posto c’è la difficoltà di accesso a medici qualificati (47%), seguita dalla paura della diagnosi e delle sue conseguenze (46%) e dai costi (34%). Per quanto riguarda il personale sanitario, l’ostacolo principale nell’effettuare una diagnosi corretta è la difficoltà di accesso a test diagnostici specializzati (38%) seguita dalla mancanza di formazione e conoscenze specifiche (37%). Infine, il Rapporto rileva che lo stigma risulta essere ancora uno dei principali problemi: 1 medico su 3 pensa infatti che la diagnosi sia inutile perché non esiste una cura per la demenza.
Il dato preoccupante: 33% dei medici italiani ritiene inutile la diagnosi
Commenta Gabriella Salvini Porro, presidente Federazione Alzheimer Italia: “Il 33% dei medici interpellati crede che una diagnosi sia inutile perché per la demenza non c’è nulla da fare: è questo il dato che più ci preoccupa del Rapporto. Noi di Federazione Alzheimer Italia crediamo proprio l’opposto: è vero che le persone con demenza sono inguaribili dal punto di vista farmacologico, ma sono curabili. Da anni portiamo avanti iniziative “dementia friendly” per far sentire accolte e incluse le persone con demenza e i loro familiari. La ricerca scientifica sta lavorando alacremente e siamo speranzosi che presto potremo contare su una cura farmacologica, ma fino ad allora abbiamo molti altri modi di prenderci cura, tutti e insieme, delle persone con demenza intorno a noi”.
Proprio per sensibilizzare quante più persone possibile ad attivarsi per combattere lo stigma che circonda la malattia, in occasione di questo X Mese Mondiale la Federazione Alzheimer lancia la campagna #Nontiscordaredivolermibene insieme a Lorenzo Baglioni. Il cantautore toscano ha infatti donato alla Federazione l’omonimo brano “Non ti scordare di volermi bene”, composto insieme al fratello Michele e all’attore Paolo Ruffini, che affronta il delicato processo di perdita del ricordo da parte di una persona colpita da demenza, uno degli aspetti più drammatici che tocca da vicino chiunque si trovi a convivere con questa malattia. Collegandosi alla pagina nontiscordare.org è possibile rispondere a un quiz sulla demenza per ricevere un vero e proprio attestato che certifica l’impegno e l’ottenimento del titolo di “Persona Amica della Demenza”.
Secondo i dati raccolti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la demenza risulta essere la settima causa di morte per malattia nel mondo, ragione per cui eliminare lo stigma che colpisce le persone con demenza, anche e soprattutto tra il personale medico-sanitario, è fondamentale per garantire a queste persone l’accesso a diagnosi precise e precoci per individuare tempestivamente la malattia, rallentarne il decorso e migliorare la qualità della loro vita.
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